mercoledì 20 giugno 2007
Ci sono anche uomini di Chiesa che sanno comprendere e accogliere
Mons. Domenico Sigalini, da qualche anno è vescovo di Palestrina. Ma prima ha girato tutta l'Italia con il Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile. Il messaggio che allego lo ha scritto per invitare i giovani a partecipare all'incontro di Loreto, 1-2 settembre 2007. Le sue parole mostrano la profonda conoscenza e l'amore che questo pastore ha per i giovani. Una volta tanto!
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Giovani che credono in modo nuovo, da testimoni.
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Sono giovani che non vanno collocati dentro una logica strumentale ai bisogni di una parrocchia, ma che sono provocati a verificare di continuo la qualità della propria esperienza di fede e non l’efficienza nell’assolvimento delle eventuali funzioni.
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Sono chiamati a farsi carico della non-fede di tanti loro amici: dell’esplicito rifiuto della fede, ma anche della fatica di credere, delle domande che molti rivolgono alla fede e alla vita.
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Sono giovani che si prendono carico della propria stessa fatica di credere e della rigenerazione della propria fede: ciascuno di loro per primo infatti ha bisogno di una cura nuova per la sua fede, di mettersi davanti al mistero del Signore e al Vangelo in modo nuovo, ritrovando il sapore della fede e delle parole con cui la esprime.
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In questa prospettiva allora la missione non è qualcosa di più o di diverso da fare; non sono in primo luogo nuove iniziative o nuove strategie, ma un modo nuovo di credere.
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Una fede che si comunica è qualitativamente diversa da quella destinata a rimanere nel chiuso della mia vita.
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Una fede che si comunica non sopporta compiacimenti narcisistici, ma ha al proprio interno, come tratto costitutivo, l’attenzione all’altro.
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Una fede che si comunica deve vigilare sul proprio carattere gratuito: “avete ricevuto gratuitamente, date gratuitamente…”.
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Occorre condividere per gratuità, vigilando sul rischio che la missione si trasformi in quell’esperienza mondana di portare gli altri dalla propria parte, di convincerli per rendere più forte il proprio punto di vista… .
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Una fede che si comunica si pensa sempre in relazione: all’altro, oltre che a Dio. Dunque una fede che fa i conti con le domande, con i bisogni, con i dubbi… dei nostri fratelli.
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Una fede che si comunica conosce la fatica della ricerca di pensieri, di categorie culturali, di parole… adatti a creare la relazione;
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... per rendersi comunicabile, si mette in relazione con le domande;
... e nel rispondere alle domande, si ridefinisce.
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Una fede che si comunica cresce con chi la interroga;
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... cresce con chi la condivide;
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... si fa più ricca con chi la pensa;
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si fa via via più capace di dire il cuore di Dio e un’umanità che si lascia illuminare dal Vangelo.
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Non annunciamo la fede che abbiamo, ma abbiamo la fede che annunciamo.
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